FUGA SUL KENYA

Nanyuki Kenya 1943, campo inglese di prigionia, molti italiani languono, è impossibile fuggire verso la libertà: il primo paese utile neutrale è il Mozambico, ma dista oltre 1000 chilometri… Felice Benuzzi, in una nebbiosa mattina, vede un’apparizione, oltre la pianura del campo si erge una montagna lontana e meravigliosa, il Mount Kenya e immediatamente nasce un’idea folle: fuggire dal campo per scalare quella montagna…

Felice, triestino, convince altri due compagni di sventura, Giuan Balletto genovese e Enzo Barsotti di Camaiore, sono mesi di preparazione alacre: vengono scovati viveri chissà dove, come scatolette di carne, riso, zucchero, lampadine tascabili, gli attrezzi da scalata, come piccozze e ramponi vengono costruiti nel campo, usando rottami di varia meccanica, sull’abbigliamento, la tenda e il resto dell’equipaggiamento è meglio sorvolare… Eppure la notte di Domenica 24 Gennaio fuggono, lo fanno attraversando una pianura al buio, nel terrore di essere scoperti e ripresi, guai a farsi vedere da indigeni: i bianchi erano evidentemente solo dei fuggitivi!

Attraversando prati e savane, dove anche gli steli d’erba erano giganteschi, i nostri eroi arrivano finalmente nella foresta, dove non possono essere più visti, ma dove è facile incontrare ogni tipo di bestia feroce o pericolosa, come leoni, leopardi, rinoceronti e soprattutto elefanti. Senza cartine, mappe o alcun riferimento , essi arrivano alle pendici del Monte Kenya e lo risalgono, Enzo li lascia salire, sia per mancanza di esperienza che del pur minimo equipaggiamento.

Benuzzi e Balleto puntano alla vetta Batian, che con i suoi 5199 è la punta più alta del Kenya, ma le difficoltà sono eccessive per dei prigionieri denutriti, ad essa avevano anche dovuto rinunciare due guide valdostane come Brocherel e Olliere allora ripiegano sulla terza in altezza del gruppo, la pur alta e bellissima Punta Lenana di 4985 metri e per beffa agli inglesi viene piantato sulla vetta il tricolore italiano.

Esausti e senza cibo, i nostri tre eroi fanno ritorno al campo e si consegnano ai loro carcerieri inglesi e hanno la punizione di prammatica per un evasione: 28 giorni di punizione in isolamento, ma il comandante è sportivo e sa riconoscere i valori umani ed essi finiscono per scontare solo la prima settimana.

Questa è un’opera commovente, non si può rimanere indifferenti alle peripezie dei protagonisti, ben diverse ad esempio da quelle di Harrer, che in India fuggì in Tibet alal ricerca della liberà, qui solo per gustare 17 giorni da uomini liberi e per la gioia di salire una montagna… Il mio consiglio non è solo di leggerlo (anche rileggerlo) ma suggerire la lettura a tutti sopratutto in questo periodo di festività perché commuove e fa riflettere su diversi temi che accomunano gli appassionati della montagna. Buona lettura!

Paolo Cignacco CAI SAF Udine

Autore: Felice Benuzzi
Editore: Corbaccio (pp 343, € 22,00)
ISBN: 9788863803464