LA STANZA DELLE MELE

L’ultimo romanzo di Matteo Righetto ci proietta in una montagna degli anni ‘50 (come il precedente “La pelle dell’orso”). Una montagna ancora selvaggia, agreste, dove la vita era dura.

La storia è legata alla figura di un ragazzo, Giacomo che vive con due fratelli, orfani, stanno con i nonni. Giacomo, il più piccolo della famiglia, ha un rapporto duro e conflittuale con il nonno e la stanza delle mele è il luogo del castigo, ma nello stesso tempo della speranza che Giacomo ritrova. C’è un mistero che lega l’inizio e la fine di questo romanzo scritto con maestria e consapevolezza da Righetto.

Per alcuni tratti ci riporta al suo romanzo più famoso “La pelle dell’orso”.

Oltre al mistero c’è anche una forma di riscatto dovuto alla capacità del giovane protagonista di dar seguito alla sua grande passione, quella dello scultore.

Mi piace pensare che nella trama di questo libro Righetto abbia colto anche alcuni segreti e stimoli offerti da Mauro Corona, con il quale ha scritto un libro a quattro mani.

La stanza delle mele di fatto rientra nel filone che ha caratterizzato i primi mesi del 2022 con la produzione di libri legati alla montagna. Ben quattro autori, quarantenni, veneti che fanno bella figura nelle nostre librerie, ricordiamoli: oltre a Matteo Righetto,  Loris Giuriati con  “La chiamavano Alpe Madre”, Paolo Malaguti con “Il moro della cima” e Matteo Melchiorre con il “Duca”.

Un libro che dovete leggere perché è ricco di riscatto e di speranza, dei quali abbiamo molto bisogno.

Autore: Matteo Righetto
Editore: Feltrinelli (240 pp., € 18,00)
ISBN 9788807034909